lunedì 20 gennaio 2020

L'antico culto di San Sebastiano

Il culto di S. Sebastiano è legato ad un male antico: la peste. Anche se il Santo fu "bimartire", cioè, fu martirizzato la prima volta con le frecce e poi con bastoni chiodati, San Sebastiano viene raffigurato, in tutto il mondo, ucciso dalle frecce, perché, nell’antichità, rappresentavano il simbolo del contagio, della trasmissione della malattia. Inizialmente, San Sebastiano, ad Acireale, veniva venerato nell’attuale piccola chiesa di S. Antonio di Padova, ma, visto il grande numero di fedeli, si sentì la necessità di una nuova sede più grande e più maestosa, adeguata, cioè, all’importanza che il Santo acquisiva, anno dopo anno, in Aci e nel territorio circostante.
Il primo atto della confraternita fu quello di scegliere un terreno al centro della città e di approntare un programma finanziario, al quale contribuivano gli stessi confrati, i fedeli e l’amministrazione comunale.
La fabbrica fu avviata nell’anno 1608. Nel 1644 la confraternita si trasferì nella nuova chiesa e con essa anche il Santo. Naturalmente, i lavori non erano ancora ultimati: la chiesa aveva ancora bisogno , secondo i fedeli, di ulteriori abbellimenti. L’undici gennaio del 1693 un feroce terremoto colpì, duramente, la Sicilia orientale. Anche la chiesa di San Sebastiano fu colpita. In particolare crollarono gli affreschi del coro. Si doveva ricominciare. Due anni dopo ebbero inizio i lavori per la riparazione dei danni che vennero ultimati nel 1699. All’edificio, però, mancava ancora la facciata, elemento che doveva dare al sacro tempio un aspetto monumentale per competere con gli edifici religiosi che si stavano erigendo a Catania. A ciò provvedevano i confrati e i fedeli. Naturalmente, con questo gesto, si assicuravano una nicchia per la sepoltura, nella chiesa, loro e della propria famiglia. La magnificenza della facciata non fu concepita da un progettista o architetto, ma i lavori furono assegnati all’ingegno dei piccoli artigiani acesi, come il Bellofiore, al quale fu affidata l’esecuzione del disegno del progetto, che le confraternite fecero poi modificare perché ritenuto eccessivo per le possibilità finanziarie della chiesa.
Dalla fine del 1705, i lavori procedono speditamente. Vengono realizzate le opere ad intaglio delle colonne, dei frontespizi e cornici dai LAPIDUM INCISORES Diego e Giovanni Favetta. Nel 1715 la facciata era quasi ultimata, restavano solo gli abbellimenti del campanile, l’atrio, gli interni ancora spogli e una decorosa statua del Santo. Dal 1730 al 1731, un pittore affreschista, Pietro Paolo Vasta, ritornò ad Aci e ottenne l’incarico di affrescare la chiesa dopo un confronto con il pittore Costanzo: il Vasta ne uscì vittorioso e da quel momento divenne il pittore ufficiale della città di Acireale. Nel 1754, per completare la balaustra con le statue, i rettori affidarono l’incarico a Giovanbattista Marini, fu lui a scolpire le dieci statue su disegno di Paolo Vasta. Con la posa delle statue, 1756, la chiesa raggiunse l’aspetto che noi, oggi, conosciamo. Dopo si passò alla realizzazione del Fercolo. Alla fine dell’800 poi, il pittore Francesco Mancini completò l’interno con gli affreschi ad encausto delle cappelle di San Sebastiano e della Pietà.

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