giovedì 16 maggio 2019

La Festa di San Filippo: la Calata

Erano passati ormai tre anni da quando Rosalia, o Lia, come tutti la chiamavano, andava da Cetta, una delle sarte di Calatabiano per imparare il cucito Fine. Erano gli anni 60 e in Sicilia le ragazze che giravano sole per il paese non erano ben viste, bastava uno sguardo o un saluto tra una ragazza ed un ragazzo che subito le sante e pie donne cominciavano a sciorinare rosari su rosari! E così, tutte le mattine, a turno, le madri delle ragazze che andavano dalla maestra di cucito o di ricamo come lavoranti, le accompagnavano per evitare brutti incontri! Giravano per tutto il paese e, ad una ad una, le ragazze si aggregavano al “Corteo” che otteneva nei ragazzi l’effetto contrario: a gruppetti le aspettavano per vederle passare, perché era l’unico modo per potersi scegliere la futura fidanzata. Nonostante alle giovani fosse raccomandato, dalle madri, di non alzare lo sguardo, loro lo facevano, ma in fondo era l’unico modo per capire, da una parte e dall’altra, se si piacevano, e poi si dovevano pur sposare! Di solito quando un ragazzo ed una ragazza si “adocchiavano”, per scambiarsi qualche bigliettino, l’interessata stava dietro e alla minima distrazione della loro “guardia”, coperti dalle altre compagne, avveniva lo scambio desiderato: naturalmente una parte importante aveva lo struscio delle mani nel passarsi i biglietti, i protagonisti non ci dormivano la notte dall’emozione! Andava avanti così per un mesetto fino a quando, chiaritisi un po’ le idee, il ragazzo decideva di chiedere al padre della ragazza il fidanzamento ufficiale. La cerimonia, perché di questo si trattava, a cui partecipavano tutti i parenti, avveniva la sera della festa di San Filippo Siriaco, santo protettore di Calatabiano, il sabato che precede la terza domenica di maggio. Già dalla sera del carnevale, Lia aveva conosciuto Tano, un lavorante presso Franco Raineri, il meccanico del paese. Era stata proprio Mela, la figlia di Raineri a dirle “ Guarda come ti squadra Tano Strazzeri, penso che tu gli piaci, lavora da mio padre”. Il pomeriggio seguente, al rientro dalla “Mastra”, la maestra di cucito, Tano si fece trovare sulla strada, insieme ad altri ragazzi del paese. Lia lo aveva avvistato subito anche se Mela le si era avvicinata per farglielo notare. Furono solo pochi istanti ma Lia e Mimmo si guardarono con molto interesse, e così continuò per quasi tutti i giorni. Certo, ogni giorno che passava lo sguardo di Mimmo diventava più infuocato e Lia al solo ricordo passava notti insonni, lo sapeva Piera, la sorella, che la sentiva rigirarsi nel letto. “ Che hai la notte – le diceva la mattina – che ti muovi nel letto come un verme? Non ne hai sonno? Cu tu fici passari?” Lia aveva già diciassette anni e per come si usava allora era già in età da marito, Mimmo ne aveva ventuno e conosceva già abbastanza bene la sua attività di meccanico, aveva un buon lavoro, volendo si poteva sposare. Un pomeriggio Mimmo, ancora con la tuta sporca del lavoro, si fece coraggio e le passò vicino e le diede un biglietto. – Sei carina, Lia, la notte da quando ti conosco non faccio che pensarti, continuamente. – Certo una frase casta, una volta c’era molta riservatezza da entrambe le parti! Ma quanto ardore nei suoi occhi! A Lia venivano i brividi al solo pensarlo. Man mano che passava il tempo il numero di bigliettini aumentava. Anche Lia rispondeva, frasi brevi, pieni di curiosità, passione, desiderio e pudicizia: una volta vergognarsi era un pregio, arrossire una sensibilità! A Pasqua, grazie ai riti e alle tante funzione in chiesa, che tutti i paesani seguivano, Mimmo e Lia si scambiarono qualche parola, si strinsero le mani, si abbracciarono, addirittura, il giorno di Pasqua Mimmo decise di farle gli auguri e di baciarla. Lia non si tirò certo indietro ma sua zia Pippina, sorella del padre, che aveva a casa due figlie bruttine e zitelle, andò a dirlo al fratello e scoppiò un putiferio. La chiusero a casa e per diversi giorni non la mandarono dalla sarta per paura che, come si usava allora, potessero mettere in atto la “fuitina”. Dopo due settimane dall’accaduto, Tano Limina, il padre di Lia, si fece accompagnare da un amico con la moto e si recò a Fiumefreddo, il paese vicino dove abitava Mimmo. Gli avrebbe potuto parlare a Calatabiano, preferì, però, andarlo a cercare lì per non mettersi in mostra in paese: “Accompagnami con la moto, di te mi posso fidare. In paese meno si sa e meglio è!” disse all’amico fidato. Trovò subito Mimmo, era seduto in piazza, sui gradini della chiesa, aveva ancora la tuta da lavoro, forse non aveva voglia di tornare a casa. Andò per incontrarlo e appena Tano fu avvistato Mimmo fu preso da alcuni secondi di panico: “Mi è venuto a cercare? Perché?” Vedendogli il volto travisato, Tano tranquillizzò subito il giovane “Tranquillo, ti voglio solo parlare, fidati.” Tano fu sintetico, non c’era bisogno di tanti giri di parole, voleva che i ragazzi si sposassero, non subito, in fondo non c’era premura. Si sarebbero fidanzati ufficialmente, con tanto di festa, il giorno della festa di San Filippo, naturalmente, e poi, con serenità, avrebbero deciso la data delle nozze. Mimmo era confuso, era paonazzo in volto, non capiva più nulla, passò dalla paura alla gioia di quanto aveva appena sentito. L’emozione lo fece rimanere zitto come un pesce tanto che Tano gli diede una pacca sulla spalla dicendogli “Ma la vuoi o no?!” “Si certo che la voglio” balbettò. E la cosa fu fatta.
Arrivò presto la festa del Santo, e meno male perché dal giorno di Pasqua Lia non ebbe più pace, non era solo sua madre a controllarla ma un intero paese: sembrava che aspettassero solo questo e non avessero altro da fare. Ma la festa era alle porte e da lì a poco le cose sarebbero un po’ cambiate, Lia avrebbe riacquistato l’onore! Era tradizione a Calatabiano fidanzarsi ufficialmente durante la festa più importante del paese e conosciuta in tutta la Sicilia…oggi anche oltre la Sicilia. Viene conosciuta con la definizione di “calata” di San Filippo Siriaco, una tradizione che risale al 1765 e che vede il ferocolo del Santo portato di corsa, a spalla, in pochissimi minuti, 6 per la precisione, da ben 100 devoti. Partono dalla chiesetta risalente al 1484 situata sul monte Castello e dove il santo esorcista viene riposto finita la festa. Il percorso, per chi non lo dovesse conoscere, è ripido e scosceso, la calata per chi assiste sembra una vera follia. Alla fine della discesa si procede fino alle porte di Calatabiano per una breve sosta e poi riprendere e poi concludere, la forsennata corsa, presso la chiesa matrice Maria Santissima Annunziata. Naturalmente questa corsa rappresenta la rievocazione di quello che il santo, un monaco esorcista, faceva in vita, cioè correva per inseguire i demoni fino all’inferno e dal quale, pare, ne uscisse tutto pieno di fuliggini tanto che l’odierna statua del santo ha il volto e le mani dipinti di nero. E’ bello vedere la gente che assiste, assiepata, fitta fitta, lungo il cammino del percorso folcloristico, l’adrenalina per la spericolata e pericolosa “calata” investe anche chi assiste! Poi, il simulacro raggiunge la chiesa matrice, al centro del paese, e la folla accoglie il Santo con il grido liberatorio “e chiamamulu tutti, viva San Fulippu”. Riposto il santo all’interno del Duomo in attesa del giro dell’indomani per le vie del paese, negli anni addietro avvenivano le feste di fidanzamento. Anche la festa di Lia e Mimmo si svolse come da rito! A casa di Lia, perché Mimmo abitava fuori Calatabiano, si organizzò per la festa. Sulla grande terrazza dei genitori della ragazza si sistemarono le sedie, molte delle quali furono prese in prestito dai vicini, e vennero posizionate tutte attorno a perimetrare il balcone, anche le piante che adornavano il luogo furono concesse dal vicinato, si usava così nelle feste. Man mano che la gente arrivava prendeva posto fuori, gioiosamente. Lia e Mimmo erano emozionati e a disagio, li fecero sedere vicini e al centro dello spazio dove tutti potevano vederli. Erano tesi: non erano mai stati così vicini e per così tanto tempo e sotto gli occhi di tutti. Poi, come da rito, una bambina, accompagnata dalle madri dei futuri sposi, portò l’anello di fidanzamento e il mazzo di fiori di seta che, da quel momento, avvolto in un cellophane, avrebbe accompagnato i due fidanzati prima e gli sposi dopo facendo bella mostra di sé in salotto per tutta la loro vita coniugale. I ragazzi si alzarono, Mimmo prese l’anello, che prima aveva consegnato, e lo mise al dito di Lia. Scrosci di applausi accompagnarono il gesto. Mimmo diede un bacio sulla guancia a Lia e dopo, insieme, fecero il giro del terrazzo per mostrare a tutti l’anello. Intanto le madri giravano con il vassoio dei dolci e dopo passavano con lo Zibbibbo, dolce e corposo, delizia del palato. Naturalmente tutto finiva con le danze, sempre tenendo continuamente sotto controllo i fidanzati.
A quei tempi si usava mettere alle calcagna della coppia dei bambini! L’indomani Lia e Mimmo in testa e dietro madre padre e fratelli, parteciparono al giro del Santo così l’intero paese venne a conoscenza di questo fidanzamento ufficiale. Lia indossava il suo bel vestito verde che la madre le aveva cucito per l’occasione, era per Calatabiano il simbolo del fidanzamento ufficiale, il vestito spiegava a tutti che il fidanzamento era avvenuto, ufficialmente. Al passaggio era un unico coro “Auguri, a quando le nozze” “la domenica dopo Pasqua dell’anno prossimo” era la risposta che i genitori prontamente davano. Mimmo ogni tanto si bloccava e guardava negli occhi Lia e subito veniva raggiunto dal vocione di Tano, il padre, “caminamu carusi, caminamu”… non sarebbe stato un anno facile ma con impegno ci sarebbero riusciti: si amavano. La settimana successiva, l’ottava, ci fu la risalita del santo, “l’acchianata”, percorso inverso, ancora più difficoltoso della “calata”, sempre seguito dai fedeli con molta commozione e estenuante fatica dei devoti portatori. Proprio perché il percorso è molto ripido, in certi momenti la folla grida per la paura che, San Filippo, ondeggiando, possa arrivare a terra: in alcuni tratti la fiumana sostiene i portatori per l’immane sforzo. E proprio durante questo parapiglia che successe un fatto assolutamente inaspettato. Nell’ultimo mese, presi dalla preoccupazione di Lia, si dimenticarono che Piera, più piccola di quasi due anni, era un tipino carino e, soprattutto, peperino. Nessuno si accorse che ogni giorno in piazza il figlio del macellaio, Orazio Turnaturi, si faceva trovare sulla porta della bottega sorridente e impomatato. Un paio di volte, addirittura, Piera riuscì a farsi mandare in macelleria perché era pronto un pacchetto con la carne ordinato dal padre la sera prima. Fatto fu che mentre tutti erano attenti al fercolo che con fatica faceva rientro alla chiesa del S S Crocefisso, Piera, sapendo che mai si sarebbe potuta fidanzare se prima la sorella non si fosse sposata, come da accordi furtivi con Orazio, fece la “fuitina” e andò via con lui nella vicina Taormina, con la moto del ragazzo. Inutile dire che i parenti interessati non si accorsero subito del fatto se non dopo che San Filippo era entrato nella chiesetta. Ci fu un trambusto inimmaginabile. Prima i genitori cominciarono in silenzio a cercare la figlia, lasciando i fidanzati al figlio di dieci anni, poi, rendendosi conto che qualcosa non quadrava cominciarono a chiamarla a gran voce con un crescendo folle. Serpeggiò subito in loro che qualcosa era avvenuto, si resero conto che avevano tralasciato l’attenzione verso Piera. Naturalmente non immaginavano con chi potesse essere andata. Tornarono a casa come cani bastonati, sotto gli occhi di tutti, per la vergogna. Se non avessero avuto notizie, l’indomani sarebbero andati dai carabinieri. Nessuno a casa andò a dormire per lo sconforto, anche perché, come per un lutto, i vicini aspettavano con loro. Verso la mezzanotte bussarono alla porta i genitori di Orazio comunicando che il loro ragazzo li aveva chiamati dicendo che Piera era con lui e che erano felici e al sicuro. Il silenzio cadde nella stanza. Adesso Tano Limina aveva due figlie da sposare: una subito e l’altra… l’altra avrebbe aspettato un po’ di più. Povera Lia!

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