lunedì 3 giugno 2019

Il Viaggio di Pallino 1

Finalista ad un concorso di favole
Era arrivato un pomeriggio di agosto, piccolo, spelacchiato, smarrito. Era nato da appena un mese, aveva vissuto in un immenso giardino, o per lo meno a lui sembrava tale, felice con i fratellini e la sua mamma dalla quale lui, insieme ai fratelli e quasi a gara, si ciucciava il latte. Nel giardino correva e giocava tutto il giorno, e poi, sfinito, crollava dalla stanchezza e si addormentava aggrovigliato ai fratelli e alla mamma. Un giorno qualcuno lo prese e lo infilò dentro una scatola con alcuni fori da dove però non riusciva a vedere nulla. Era curioso di capire ma aveva tanta paura e così cominciò a miagolare, sembrava un cinguettio, tanto era flebile! Fuori gli dicevano “Fai il bravo che ora arriviamo” ma lui non capiva e rifugiatosi in un angolo della scatola continuava a miagolare. Poi la macchina si fermò, qualcuno prese la scatola e la diede a qualcun altro che la aprì. La donna sembrava felice di vederlo, quasi lo conoscesse “quanto sei carino” diceva “vieni dalla mamma, ti chiamerò Pallino perché sembri un batuffolo tondo così raggomitolato” lo tirò fuori dalla scatola e cominciò a saltellare dalla gioia stringendolo e accarezzandolo. Pallino non capiva nulla, era spaventato. Quel giorno e i giorni a venire graffiò diverse volte la sua mamma, a onor del vero continuò a farlo anche dopo, ma quel giorno aveva troppa paura, per di più, c’era anche i rumore fastidioso di una macchina che una signora usava che lo faceva impazzire! Col tempo Pallino si affezionò alla signora che ogni tanto veniva per usare quell’attrezzo che la mamma chiamava aspirapolvere, anzi quando c’era lei lui era contento, andava dove andava lei, camminava sulla
spazzatura, sul pavimento bagnato, saliva e scendeva le scale, si divertiva tanto, e la signora non si seccava! Man mano che il tempo passava, Pallino si abituò alla sua nuova vita, era bello stare lì, girare per la casa, salire sui mobili, sulle poltrone, sulle sedie: certo la mamma lo sgridava, ogni tanto si prendeva qualche scappellotto, però lo voleva bene, Pallino aveva imparato anche a fare le carezze e quando le faceva la mamma era felice, non lo sgridava, lo chiamava “amore”. Era bello vedere la mamma allegra, tante volte non lo era e lui non sapeva cosa fare e allora si metteva a guardarla e poi si addormentava. Quando passarono sei mesi dal suo arrivo, Pallino aveva più voglia di girare, un giorno saltò il muretto del terrazzino e salì sui tetti. Pallino si sentì libero e felice e anche se la mamma lo chiamava lui non si voltava, tanto la sentiva. Cominciò ad uscire ogni giorno e ogni giorno stava fuori un po’ più a lungo, girava per i tetti delle case vicine, si fermava a guardare gli uccellini che passavano, inseguiva le lucertole, guardava da lontano la signora che stendeva la biancheria come la mamma, ma non era la sua mamma, la sua mamma aveva i capelli lunghi e biondi, e poi gli fischiava e lo chiamava “Pallichicco vieni ti dò i croccantini”, lui ne era ghiotto! Quando aveva fame tornava di corsa a casa, si metteva dietro la porta e cominciava a miagolare fino a quando la mamma non veniva ad aprirgli. Quando la porta si apriva Pallino entrava di volata e andava subito in garage dove c’era la sua cuccia, la mamma lo rincorreva “Vagabondo, dove sei stato? Hai lasciato la mamma sola, monello!” e lo chiudeva fuori. Ma pallino sapeva, ormai, che dopo un poco gli avrebbe aperto e lo avrebbe coccolato
nuovamente, e dopo lui si sarebbe messo a dormire beato davanti alla stufa. Un giorno Pallino, più in vena del solito di scorribande, ne combinò una più grossa del solito. Senza che la mamma se ne accorgesse, proprio mentre lei chiudeva il garage dopo aver uscito la macchina, sgattaiolò fuori e in men che non si dica fu avvolto dal buio. Era elettrizzato da quella nuova esperienza, cominciò a correre anche perché una macchina, proprio quella della mamma, cominciò ad inseguirlo, lui fulmineo con un balzo saltò su un muretto e in breve si trovò in un giardino. Aveva un po’ di timore, ma imperterrito continuò il suo viaggio. Dopo un poco, arrivò su uno spiazzale dove c’era un pollaio, quelle galline appena lo videro cominciarono a starnazzare e si muovevano tutte verso la sua direzione, all’inizio Pallino si divertì a farsi rincorrere, ma poi, vedendosele tutte quasi addosso, cominciò ad avere paura e prese a fuggire, anche perché erano più alte di lui e lo beccavano tanto da fargli male. Dopo aver saltato un muretto, pallino pensò di essere al sicuro, era stremato, era caduto pure su una cosa che faceva lo stesso odore di quando la mamma accendeva la stufa e si era sporcato tutto di nero. Così cominciò a pulirsi e non si accorse che nel frattempo era sopraggiunto un cane. Quel cane odiava i gatti perchè lo stuzzicavano e gli rubavano il cibo mentre lui dormiva, vedendo Pallino lo scambiò per un randagio e cominciò ad abbaiare ferocemente per azzannarlo. Pallino, dallo spavento, fece un salto incredibile, non capiva cosa volesse da lui quell’energumeno con le fauci spalancate come se volesse mangiarselo, lui non era stato monello, non gli aveva fatto nulla.

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