martedì 19 febbraio 2019

Carnevale in palestra

- Ci mancava solo la pioggia – pensò Michela. Si era messo a piovere a dirotto, appena si era fermato quel ventaccio che aveva disturbato tutto il primo pomeriggio, le nuvole avevano preso il sopravvento e…giù la pioggia. – Giusto il giovedì grasso – pensò Michela. L’acquazzone non durò molto e così il carnevale di Acireale poté svolgersi tranquillamente per tutti. Tra non molto si sarebbero esibiti per le vie della città gli artisti di strada: acrobati, maghi, giocolieri…tutto per rendere sfavillante quelle giornate di festa e di allegria. Ma il pensiero di Michela oltrepassava questi momenti, pensava alle giornate clou, quando avrebbe potuto muoversi indisturbata tra la folla e in maschera fare quello che voleva. Da oltre un anno frequentava questa palestra, era un impegno ed una distrazione per lei. Le importava molto tenersi a posto con il fisico, era determinata a modellarlo giorno dopo giorno. E così, impegni familiari e di lavoro permettendo, appena poteva era lì in prima linea nei corsi, e quando bastava tempo nella sala pesi per lavorare sui muscoli. Era bella Michela, alta, magra, occhi grandi e accattivanti. Non era acese ma aveva cominciato ad amare la città quasi come se ci fosse nata. Proveniva da un paese della provincia di Catania ma lontano dal centro e dalle menti più libere e così, frequentando l’università di Catania, decise che doveva rimanerci in questa zona, dove non avvertiva l’oppressione del paese, degli altri, dei benpensanti, della madre che “non farlo perché se lo sa tuo padre… nooo, che figura fa tuo padre!”. In prossimità della laurea, durante una giornata passata nella casa al mare della sua amica a Santa Tecla, conobbe Davide, giovane imprenditore che lavorava nell’azienda di famiglia, anche lui ospite della casa. Era logico che si mettesse a corteggiarla, lei si faceva guardare e a Michela non dispiacque. Cominciarono a vedersi il più delle volte a Catania anche se lui era acese. Poi Michela si laureò e subito dopo si rese conto di essere incinta. La cosa la terrorizzò fino all’inverosimile, era stata così presa dallo studio che aveva considerato quella relazione come uno svago che adesso si era fatto terribilmente serio e tragico. Davide fu sorpreso ma non si tirò indietro – possiamo sempre sposarci, in fondo abbiamo l’età giusta per poterlo fare, siamo giovani ma non ragazzini!- Ma non c’era entusiasmo nelle sue parole, sembrava più una resa, Michela aveva pensato diversamente il futuro ma il gioco le era sfuggito di mano. Fu difficile comunicarlo ai suoi ma davanti al matrimonio essi parvero calmarsi – Sposatevi in fretta prima che si sparga la voce in paese, tuo padre non ci farebbe una bella figura.- Non era lei l’interessata, ma suo padre. Andarono a vivere ad Acireale in una bella casa, cominciò a cercare lavoro, a crescere suo figlio Alberto, a cercare degli amici: suo marito lavorava e rimaneva spesso da sola, e anche quando c’era non era una grande compagnia. Negli anni la sua vita non andava proprio bene. La palestra a poco a poco fu il suo rifugio e da quando aveva iniziato a frequentare quest’ultima si trovava proprio bene. Cercava fin che poteva di partecipare a tutte le iniziative e così si sentiva più confortata. Cominciò a farsi delle amiche e anche degli amici, Leonardo, in particolare, si avvicinò parecchio a lei. Capitava che prendessero un caffè o una tisana e che si fermassero a chiacchierare dopo la sala. Michela non se ne rendeva conto ma il suo cuore gelido si stava inesorabilmente sciogliendo. Leonardo aveva quarant’anni e da oltre dieci era titolare di alcuni negozi in franchising, l’attività procedeva bene e riusciva a ritagliarsi degli spazi per la palestra. Fu proprio lui a organizzare il gruppo in maschera per carnevale. I più interessati si riunirono più volte per discutere e scegliere il tema e approvare i soggetti che man mano venivano proposti. Si discuteva, tra l’altro, per le scelte fatte dalla fondazione del carnevale insieme al sindaco di non far girare i carri, e di utilizzare quelli dell’anno prima visto che il maltempo insistente non aveva permesso loro di eseguire le loro esibizioni. Le polemiche erano tante e aspre, agli acesi non piaceva questa scelta, non era mai accaduto che si mostrassero gli stessi carri dell’anno precedente, mai! E le macchine infiorate? Per quest’anno non ci sarebbero state. Un nuovo progetto li avrebbe viste esibirsi il 23, 24 e 25 Aprile: i carri per la festa della liberazione! Ma le critiche del gruppo e della città tutta non bastarono a fare cambiare rotta e la macchina organizzativa partì. Leonardo, Michela e il gruppo tutto erano pronti e il progetto venne attuato. Si sarebbero chiamati “Carnevale in palestra” e il tema scelto fu “Animali e personaggi del circo”. Gli incontri per la realizzazione dei costumi avvicinò ancora di più Michela e Leonardo e una sera mentre lui l’accompagnò alla macchina a lei caddero le chiavi si abbassarono contemporaneamente a prenderle, così vicini, lui la baciò e a lei mancò il terreno sotto i piedi, sembrava che dovesse perdere i sensi. Andò via verso casa che si sentiva il sangue alla testa era stordita ma era già tardi e arrivata a casa si mise subito ai fornelli chiudendo dentro di sé i suoi sentimenti e le sensazioni. La mattina appena sveglia gli si presentò davanti agli occhi quel bacio e un brivido le percorse la schiena. Sapeva che lui non si sarebbe più fermato e…neppure lei. Arrivò, alla fine, la giornata dell’esordio, tutti erano entusiasti. I vestiti erano ben riusciti. C’era il domatore di leoni con i leoni al seguito, l’incantatore di serpenti con i serpenti, gli elefanti con due domatori, gli acrobati, i lanciatori di coltelli, e poi tanti tanti pagliacci che giravano in tondo suonavano trombe, tamburi, giocavano con il pubblico. Leonardo e Michela erano proprio due pagliacci. – Muoviti più che puoi. Non stare mai nello stesso posto – disse Leonardo a Michela – cosicché nessuno possa dire dove ti trovavi. Al secondo giro, all’altezza dell’ex bar Castorina, al corso Savoia, al mio segnale comincia a correre verso di me ma non accanto, andremo insieme a casa di mia sorella a pochi metri da lì, lei è in viaggio. Sarà il nostro momento, finalmente!- Scoppiava il cuore di lei, batteva più forte di un cavallo lanciato al galoppo, ma non indietreggiò, la sua vita arida avrebbe avuto un senso, avrebbe sentito l’adrenalina: lo stesso batticuore che stava vivendo era passione. Era felice Michela, si spostava da un punto all’altro del rettangolo a loro attribuito, rideva, scherzava: però non fingeva, era davvero felice, pensava solo a questo. Quando già il sole era calato da un pezzo arrivarono al punto stabilito. Leonardo le passò accanto toccandole la spalla lei si girò e capì. - E’ ora, sono pronta – pensò. Si girò e dritta cominciò a seguire a distanza il suo amore. Poi cominciò a correre a perdifiato. – Finalmente – pensò – sto facendo una pazzia per amore -. dopo pochi secondi imboccò il portone dove era entrato Leonardo senza esitazione vi entrò e lì sparì. L’amore era lì che l’aspettava. Mariella Di Mauro

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