giovedì 7 febbraio 2019

Mettiti la giacca buona

L'ANTEFATTO



‘Gnazio si era svegliato più presto del solito quella mattina, il giorno avanti, tornato dal lavoro, aveva trovato suo padre sulla soglia della porta che lo aspettava. Capì che c’era qualcosa di nuovo, infatti, appena lo vide il padre lasciò l’uscio e gli andò incontro portandolo nella vicina trazzera, dove non c’era gente in ascolto. Aveva visto Tina, sua madre, sbirciare dalla finestra e ritrarsi subito accorgendosi che lui l’aveva vista, comprese, così, che era al corrente di ciò che suo padre gli doveva dire, ma che non era compito suo essere presente così come era giusto fare dalle loro parti. - ‘Gnazio – gli disse Vicenzo, il padre, - ho parlato oggi con Maro Saitta ed è disposto a farti sposare sua figlia Lucia, la grande, pensiamo che prima di Natale la cosa si può fare, sei contento? –  ‘Gnazio sapeva che prima o poi questo momento doveva arrivare, però non capiva se ne era contento, non conosceva la figlia di Maro, del resto anche se non lo fosse stato la cosa era ormai fatta e non era certo la sua risposta che avrebbe cambiato qualcosa. – Va bene – disse - che devo fare? - - Mettiti la giacca “buona” e più tardi andremo in piazza a parlare con Maro. – Tornarono verso casa in silenzio, sua madre li stava aspettando e appena li vide andò incontro a ‘Gnazio e lo baciò. Anche Vincenzo e Tina, i genitori di ‘Gnazio, si erano sposati così, furono i genitori a decidere e dopo due settimane li fecero sposare. Tina aveva appena sedici anni quando conobbe Vincenzo, sapeva che doveva sposarsi ma la cosa non era ancora nei suoi pensieri, aiutava la madre ad accudire i suoi cinque fratellini e se le rimaneva il tempo si metteva a ricamare. All’età di tredici anni era stata mandata ad imparare a fare ricami e con i pochi spiccioli, che in seguito cominciò a guadagnare, aiutava i genitori ad apparecchiare la tavola per loro e per la nonna paterna che viveva con loro, ma erano pochi. Quando poi ebbe quasi sedici anni la madre le disse di ricamare per lei e farsi il suo corredo. Poi le fecero conoscere Vincenzo e, come sempre aveva fatto, ubbidì ai genitori e andò in sposa. Erano carini quella mattina del matrimonio, media altezza lei, con i capelli castani e raccolti sulla nuca, alto lui con gli occhi e i capelli neri e impomatati e la giacca di velluto che gli aveva dato suo padre. Erano timidi e avevano timore, dopo sposati, a mettersi “a braccio”, si vergognavano entrambi. Poi una volta nella loro stanza, a casa dei genitori di Vincenzo, Tina scoppiò in lacrime, si sentì venduta. Ma la colpa non era del marito ma di un sistema retrogrado e crudele che portava i genitori a sbarazzarsi di una bocca da sfamare dandola in sposa. Con il tempo, però, impararono ad apprezzarsi e a volersi bene, ma Tina, che riservata lo era di natura, rimaneva sempre un passo indietro. Adesso era arrivato il momento del suo amato figlio e lei tremava all’idea di dovergli imporre il matrimonio come avevano fatto con lei, amava questo figlio in modo particolare. Ma ‘Gnazio dopo aver parlato con il padre non sembrava molto turbato e Tina si rasserenò...






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