sabato 13 luglio 2019

NON ANCORA

Di una cosa era certa, pur nella consapevolezza che la loro storia non potesse andare avanti, il solo pensiero di lui le accarezzava le guance e la mente, e, nonostante tutto, continuava a rappresentare la parte più bella della sua vita. Lei lo amava da sempre, ma, adesso, un dubbio l’aveva assalita: lui l’aveva mai amata o era stata una passione come la squadra, un cane, un hobby? Piangeva pensando a questo, era stata sempre convinta che lui fosse innamorato di lei perdutamente e adesso non ne era più sicura. Eppure pochi mesi prima, era estate, era stata lì con lui. Insieme, tenendosi per mano come lui soleva fare affettuosamente, avevano gioito di quella luce, del mare, e di tutta quella gente che come loro girava per quelle stradine, ridendo e ciarlando di tutto e di niente, proprio come si fa quando si è in vacanza. Un pomeriggio, Paolo, le aveva detto che voleva andare a Vendicari. – Sono venuto diverse volte qui, ma non ci sono mai stato, dicono che sia oggi una delle zone tipiche, per i pantani, più rappresentative d'Europa ed è conosciuta in tutto il mondo. Mi piacerebbe visitarlo con te. – Passarono un pomeriggio dolcissimo. Il luogo, carico di passato, pare che i primi insediamenti partono dalla preistoria, non poteva lasciare delusi neanche due innamorati che non avevano, di fatto, occhi che l’uno per l’altro. E poi la spiaggia: candida con un mare che sfiorava il turchese. Avevano adagiato i loro teli da bagno e lì, in quel posto da favola, avevano trascorso un pomeriggio felice! Mentre continuava a rodersi e a ferirsi, il profumo che veniva da una di quelle casette adibito a bar le fece venire una gran fame. Effettivamente si erano fatte le due e il suo stomaco reclamava pietà, lui era insensibile all’amore! Decise così di fare un pranzo veloce lì stesso e andarsene, dopo, a riposare. Il pomeriggio Crollò, nel suo letto, la notte prima aveva dormito quasi niente, così non sentì la burrasca che nel frattempo ci fu. Quando nel pomeriggio uscì dovette chiedere alla “ regina madre “ la cortesia di un ombrello. – Prenda quello che le piace, li teniamo qui per questo, non sempre quando si va fuori uno si ricorda di portarselo dietro! - - Forse lo si fa per buono augurio, non piace a nessuno pensare alla pioggia se si è fuori casa! – rispose Marisa. La signora scoppiò a ridere e anche lei rise di cuore, era da giorni che non lo faceva. Che quel posto fosse magico? Tornando a gironzolare per le stradine sotto quella sottile pioggerellina, però, tornò nuovamente ai suoi tormenti. Forse non era solo colpa di Paolo, lui non l’aveva più cercata proprio perché sapeva che la sua vita non gli permetteva di farla felice, poi erano tornati insieme, ed era bello come prima, forse di più, sicuramente molto di più! Probabilmente, però, qualcosa era cambiata, lui era ancora più impegnato e lei più bisognosa di affetto, e così, dopo solo poco tempo, lei divenne nervosa. Una sera, dopo molti giorni che non si vedevano, Paolo mancò all’ennesimo appuntamento e non la chiamò, Marisa aspettò tutta la sera e poi tornò a casa avvilita, sconfortata, ma, soprattutto, umiliata. La mattina dopo aspettò una sua chiamata, inutilmente, ma, forse lui non aveva avuto nemmeno il tempo per farlo, ma Marisa era troppo abbattuta per poterlo giustificare. Quando si decise a chiamarlo in ufficio le riferirono che era fuori sede per lavoro. Paolo, aveva l’ufficio ad Acicastello, diverse volte, proprio perché vicino, si erano visti, fugacemente, nel porticciolo di Acitrezza, alcune volte avevano pranzato insieme con un panino, in macchina o raggomitolati, proprio come due bimbetti, dietro una barca, tenendosi la mano, guardandosi negli occhi, baciandosi teneramente con unici testimoni i faraglioni di Acitrezza. Al telefono le rispose Angelo, il segretario, - L’avvocato è partito per un congresso, ha bisogno di un appuntamento? - - No – rispose Marisa – avevo chiamato solo per un saluto, richiamerò tra qualche giorno, grazie. -

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