domenica 3 marzo 2019

Semel in anno licet insanire

Una volta l'anno è lecito impazzire, così recitava l’antico detto latino! Da sempre il Carnevale è stato un pretesto per rompere la monotonia e le piccolezze della vita, darsi alla pazza gioia, ridere, scherzare e, perché no, sentirsi addosso la forza di un leone! Così è sempre stato, anche nella lontana epoca borbonica la folla ritrovava ed esternava i suoi istinti repressi dalle tirannie del governo, forte dei travestimenti che permettevano di dare sfogo a vendette e rancori. I loro camuffamenti risentivano del dominio spagnolo e così si mascheravano di “Abbatazzi”, “Baruni” e “Manti”. Le donne dovevano rimanere chiuse in casa perché non era prudente uscire in mezzo alla folla travestita e, quindi, anonima. Durante il Carnevale erano frequenti le risse, chi aveva ricevuto qualche torto cercava di rifarsi, forte della maschera e della folla che rappresentava un rifugio, per poi incanalarsi in qualche vicolo semibuio! La festa veniva annunciata con i tamburelli dopo la ricorrenza di S. Sebastiano, poi il giovedì grasso la solennità incominciava ufficialmente. Gli “abatazzi” si procuravano enormi libroni, una parrucca bianca e l’abito di damasco del settecento, al collo un tovagliolo come quelli che portavano le persone infette: ma, il tizio, non era infetto di peste ma di estro poetico, un estro che certo non poteva essere ascoltato da donne e bambini! Erano “versi” con sale e pepe, parole grasse e sottintesi maliziosi, per uomini e donne, pulzelle e spulzellate, ricchi e poveri. I “baruni” invece indossavano un cappello a cilindro, calze lunghe fermate al ginocchio da nastri sgargianti, colletti giganteschi con esagerate punte, enormi cravatte, esagerate catene d’oro. Sotto i “manti” di seta, invece, si nascondevano le bellezze cittadine, il manto copriva e difendeva facendo respirare l’odore del peccato ma senza farne gustarne il sapore. L’aristocrazia, invece, partecipava ai balli organizzati a Palazzo di Città. Al loro passaggio, i nobili sopra le carrozze, lanciavano confetti e coriandoli che la folla, naturalmente, raccoglieva… Oggi il carnevale nasce con uno spirito diverso, possiamo dire che per noi carnevale è tutti i giorni: feste, cene, viaggi! Come è cambiata la vita, non abbiamo certo bisogno di una maschera per avere il coraggio di rifarci da una “tirannia” o per avvicinare una donna o un uomo. Eppure questa ricorrenza è sempre magica, attesa, amata. Fa parte dei nostri ricordi d’infanzia e inconsciamente, ogni anno, ogni acese ritorna bambino.

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