venerdì 26 aprile 2019

La banda dei reietti 2

I lebbrosi avevano un destino nero, erano costretti ad indossare i segni della loro differenza: il loro passaggio era annunciato da lontano dal suono di sonagli o dal rumore provocato dalle maniglie mobili di ferro della battola; erano, inoltre, obbligati ad indossare un cappuccio e un colletto di stoffa bianca, affinché la loro diversità fosse immediatamente visibile a tutti, anche da lontano. La follia non aveva valenza negativa e i malati di mente non venivano considerati causa di vergogna per i parenti e per la società e non ne erano esclusi anche se, erano costretti a portare un segno distintivo perché erano considerati posseduti dal diavolo: avevano, infatti, il capo rasato. Gli attori, i giocolieri, i mimi erano condannati dalla chiesa perché considerati, per il loro fingere e travestirsi, condizionati dal demonio. Persino i fabbri erano malvisti perché, costretti ad usare il fuoco, venivano assimilati agli stregoni. I pastori, invece, erano allontanati e sospettati perché per il loro lavoro a contatto con gli animali, si pensava avessero rapporti sessuali con le loro bestie. La sorte peggiore, però, era quella riservata agli ebrei. Da sempre su di loro gravava il sospetto, erano oggetto di scherno, rabbia, spesso venivano accusati di essere colpevoli di tutti i mali della società. Da sempre emarginati e diffidati, non potevano di certo avere una sorte migliore in una società classista come era quella del medioevo. Cominciano proprio in questo periodo ad essere costretti a vivere al di fuori della società “civile”, viene loro severamente proibito di praticare un numero infinito di attività lavorative proprio perché non avessero contatti con il “mondo”. Di li a poco, proprio nella “democratica” Italia, nasce a Venezia il primo ghetto.

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