mercoledì 3 aprile 2019

La Sicilia e gli Arabi 2

Il centro, che nel sec VIII fu fondato dai fenici, era limitato da un perimetro di mura e di torri, i musulmani cominciarono a costruire e a dare alla città un assetto diverso, andando oltre i limiti allora delineati. Edificarono, anche, un grande palazzo nella parte più alta della città, che poi prese il nome di “ Palazzo dei Normanni”: fu la prima grande sede governativa della Sicilia, e lo è tutt’oggi. L’amministrazione aveva ripartito la città in mestieri e commerci, i quartieri erano affidati ai gruppi etnici o ai gruppi militari che li abitavano. Oggi, dei tantissimi edifici arabi non ne è rimasto alcuno, sono stati tutti distrutti, a partire dall’XI secolo, in parte dai normanni, ma la parte decisiva, senza dubbio, la ebbero i cattolici spagnoli, votati com’erano a eliminare, esattamente come avevano fatto in Spagna, qualsiasi cosa potesse solamente offuscare la fede Cattolica. Ma, tornando agli arabi, Palermo, e tutta l’isola, grazie a loro, diventò protagonista di una nuova e grande civiltà. La più importante fu la radicale novità nell’agricoltura siciliana tanto da farla diventare una rivoluzione agricola. Gli arabi avevano come scopo primario salvaguardare la fertilità del suolo, da qui l’importanza della concimazione e dell’irrigazione che con loro diventa anche per noi siciliani un culto, basti pensare ai chilometri di “saie” che percorrono tutta la nostra terra, per fare arrivare l’acqua ai giardini arsi, nelle estati afose. L’acqua e il suo buon uso (macchine e mulini) consente di coltivare nello stesso terreno generi di piante differenti. Una tecnologia diffusa era la “noria” che si differenziava da quella romana perché le ruote erano provviste di ingranaggi ed erano azionate da forza animale. L’agricoltura siciliana nel periodo arabo fu ricca di molte specie; negli orti e nei frutteti si diffondevano piante che provenivano dalle paesi sottomessi al dominio arabo o prelevate da regioni ancora più lontane...

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